Schizzato sui diversi social come trend topic di questi giorni, troviamo il nuovo spot Esselunga La Pesca. Una storia semplice che ha spaccato però in due le reazioni del pubblico.
Se da una parte c’è chi ha apprezzato i buoni sentimenti e ha interpretato il film come uno scorcio contemporaneo e malinconico di un’attuale famiglia italiana che affronta la separazione, dall’altra invece, c’è chi contesta lo spot additandolo come la rappresentazione di uno stereotipo che richiama al necessario bisogno di un nucleo familiare tradizionale, unito.
Spot Esselunga, i punti di vista divergenti
E forse è proprio questo quello che il film riesce a far emergere: le diverse percezioni che ognuno di noi, singolarmente ha avuto dallo spot. Sì, perché le esperienze, positive o negative che siano state durante la crescita, hanno influenzato le nostre emozioni, il nostro vedere, la nostra sensibilità, più semplicemente il nostro mondo.
Un figlio che ha vissuto passivamente una separazione genitoriale probabilmente riesce a cogliere quelle sensazioni di vuoto e quel desiderio di riunire le due persone più importanti della sua vita.
Nel proprio mondo ancora acerbo, quel bambino elabora una ferita che lo spinge anche a farsi carico della ricerca di una felicità: attraverso i gesti e le azioni pone l’attenzione sull’amore, fatto di unità e complicità. Nel proprio mondo ancora acerbo, quel bambino non possiede la completezza di quegli strumenti che lo mettono a conoscenza di determinate scelte adulte, delle motivazioni mature.
L’altro punto di vista, invece, guarda al figlio come una vittima che a fronte di instabilità emotive e psicologiche causate da litigi e purtroppo spesso violenze, rimangono imprigionati in relazioni familiari disfunzionali e tossiche. Vivere in una famiglia unita non significa abbracciare la felicità. E questo ai giorni nostri risulta davvero inaccettabile.
La società ci insegna che i valori appartenenti a contesti temporali lontani da oggi sono cambiati; gli affetti non sono più vincolati da etichette; si ricercano quei bisogni che possano nutrire positivamente la propria identità.
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La famiglia cambia, le emozioni no
Non si discute se sia giusto o meno che due genitori si separino, perché lo facciano e di chi sia la colpa. Anche se questa società così dinamica ed in evoluzione ci ha abituati alla normalizzazione di famiglie separate, allargate, incomplete, colorate, non si può negare l’eventuale esistenza di una sofferenza interna in talune persone, piccole o adulte che siano.
C’è un grandissimo però. Si sta forse dimenticando che quello de La Pesca è uno spot di un supermercato, dove a fare da scenario principale, entro cui si muovono madre e figlia ci sono gli scaffali ed i prodotti di Esselunga (di via Solari ndr).
In questo spot, a differenza di altri a lieto fine che rispondono ad aspettative positive del pubblico, la situazione non viene risolta. Anzi. La situazione rimane quella che è: due genitori separati con prospettiva di un ritorno di coppia quasi nulla.
La quotidianità di una vita che batte tempi diversi ma che trova lo stesso ritmo a favore dei figli.
Esselunga non si presenta come un supereroe, si limita ad essere quel luogo capace di accogliere ogni genere di persona e accompagnare ogni diversa storia. Un luogo significativo, dunque, dove anche l’elemento più piccolo, un prodotto in questo caso, può assumere un significato particolare.
Non a caso il claim recita “Non c’è una spesa che non sia importante”.
Di certo, in questo spot, il brand non si fa portavoce di un cambiamento o di un’evoluzione sociale ma prende la forma di contenitore per far raccontare alle persone le proprie paure, i desideri, le emozioni attraverso una struttura narrativa che non necessita né di dialoghi intrisi di enfasi né di ambientazioni patinate.
In effetti quella a cui assistiamo è una giornata come le altre, mamma e figlia che fanno la spesa e nell’attesa dell’incontro con il papà, la bambina fa un gesto di affetto che si compie attraverso la semplice scelta di una pesca da donare al padre.
Uno spot dalle emozioni spontanee
Non sembra una volontà di richiamare la famiglia tradizionale, tutt’altro. C’è la consapevolezza e forse anche l’accettazione di una coppia separata insieme all’ingenua e benevole interferenza di un figlio che si fa intermediario di emozioni forse tralasciate ed inespresse.
Ad essere il protagonista non è la coppia ma il gesto d’amore spontaneo compiuto da una bambina, inconsapevole delle dinamiche adulte e che spera, in quanto bambina appunto, di vedere di nuovo insieme i propri genitori.
Al di là delle opinioni contrastanti, lo spot Esselunga non urla allo stereotipo, ed ora è il caso di dirlo, della famiglia del Mulino Bianco.
E se a qualcuno, vedendo il film, è venuto in mente un vecchio spot di Barilla in cui la bambina lascia un fusillo nella tasca del papà in partenza per un viaggio di lavoro, ben venga; la società si evolve, la famiglia cambia ma le emozioni – positive o negativ e- per fortuna sono ancora le stesse, quelle spontanee.
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