Uno dei settori che più ha risentito positivamente della recente pandemia è quello dei videogiochi, soprattutto quelli online o in cloud e non solo perché hanno rappresentato il passatempo di milioni di giocatori isolati, ma anche perché, per diverso tempo, il gaming è divenuto uno dei pochi luoghi in cui incontrarsi e in cui sentirsi parte di un gruppo.
Ecco quindi che a giocare non sono più solo i “nerd”, ma giocatori con un’età media di 35 anni e con una percentuale sempre più crescente di donne.
Il campo perfetto, si potrebbe dire, per attrarre quello che prima era un settore molto distante e che incarnava principi ancora più distanti: quello della moda.
Parliamo di Fashion Gaming, dove i personaggi di alcuni dei videogame più celebri non solo vestono Valentino o Gucci, ma diventano protagonisti di nuovi mondi virtuali. Ne è un caso il gioco proprietario Louis The Game creato da Louis Vuitton.
Gaming: popolarità e redditività in continua crescita
Con una previsione di incassi di 200 mila dollari entro il 2023, dopo un leggero calo di popolarità tra il 2021 e 2022 dovuto più a ritardi in uscita di novità o consolle da parte dei big, e un popolo di gamers da 3 miliardi al mondo, il mercato dei videogiochi oggi è tra i segmenti più stabili al mondo.
Non solo il più stabile, ma anche il più inclusivo con un pubblico fatto sia di giocatori veri e propri, sia di spettatori che guardano giocare i più forti su piattaforme di streaming come Twitch o Youtube.
Il Paese con la più alta quota di mercato del segmento è la Cina che da sola genera 45 miliardi e mezzo, seguita dagli Stati Uniti con 45 miliardi.
L’Italia genera “solo” 2 miliardi, ma in crescita del 2,9% rispetto all’anno precedente. Sicuramente il continente asiatico è quello che da solo rappresenta più della metà del mercato globale, ma gli esperti notano anche America del Sud e Nord Africa tra i cosiddetti mercati emergenti in campo gaming.
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Ogni mercato in crescita porta con sé la formazione di un pubblico sempre più esigente in materia di novità e di possibilità di gioco. Un meccanismo che mette alla prova i big e la loro capacità di fronteggiarsi su nuove consolle, nuovi giochi e modalità di gaming.
Ma non è tutto rose e fiori, infatti il 2022 chiude in negativo, con una decrescita del 5% circa, con incassi fermi a 184 miliardi.
Nonostante la frenata dell’ultimo biennio, il settore dei videogiochi è un comparto in continua crescita con sempre più popolazione mondiale che si avvicina al gaming, complice anche il recente modello freemium, più economico e democratico.
Ecco perché, quindi, il mondo del gaming non rappresenta più solo una piattaforma di gioco, ma diventa un media di comunicazione e presentazione dei brand più storici a tutti gli effetti.
Fashion e Gaming, un legame destinato a durare
Uno dei primi casi di utilizzo del videogioco come mezzo per comunicare o per creare un evento è stato quello di Travis Scott e Fortnite, in cui, in una determinata data, i giocatori hanno potuto assistere ad un vero e proprio concerto “dal vivo” e sbloccare grazie a codici ed NFT accessori e capi d’abbigliamento da usare sia per i personaggi del celebre videogioco, sia da acquistare fisicamente negli store. Parliamo di quasi 28 milioni gli utenti, non solo giocatori storici, ma nuovo pubblico per Fortnite.
Poi ci sono stati i casi delle divise griffate Moschino negli eSports e nei cartelloni pubblicitari a bordo campo.
I casi recenti sono di tutt’altra portata: parliamo di brand che hanno modificato loghi e linee stilistiche per creare capsule collection da videogioco. Qui i “vecchi” nerd dietro la consolle si sono trasformati in veri e propri influencer.
Tra questi emerge il caso di Polo Ralph Lauren. Il celebre e subito riconoscibile marchio del giocatore di polo a bordo di un cavallo, si è trasformato in una pignatta a forma di Lama per il gioco Fortnite.
La collaborazione ha dato vita ad una vera e propria collezione del brand che è disponibile sullo shop online dai primi di novembre. Cura dei dettagli made Ralph Lauren per i personaggi di Fortnite impiegati in battaglie e scontri epici.
Oltre alla capsule collection rilasciata in diversi momenti, la partnership è sfociata in uno stadio digitale in cui gli avversari possono giocare le loro battaglie e nella vita reale sbloccare particolari capi e accessori grazie ai traguardi digitali.
Minecraft, invece, punta tutto su Burberry per creare una linea di abiti per gli esploratori. La celebre trama a quadri la fa da padrona. La capsule sarà disponibile online per vestire i personaggi del videogioco, ma sarà acquistabile anche dai giocatori offline come capi limited edition.
Burberry non è nuova al lancio di collezioni moda digitali, l’anno scorso in occasione del lancio di Shark-B ha creato una linea di abiti e accessori digitali e collegati con NFT per garantirne la proprietà.
Gucci, infine, ha fatto del suo logo, le due G, un payoff da videogioco: Gucci Good Game e ne ha disegnato una capsule collection fatta di abiti ed accessori iridescenti.
Una collaborazione con Roblox e una campagna a cura di King Kong Magazine per la creazione di un mondo virtuale fluo in cui il giocatore può immergersi completamente. Ovviamente la collezione è disponibile online e in alcuni store selezionati.
Il Gaming a tema moda, il caso Oetker
Ci sono poi i casi in cui la moda non collabora con grandi nomi del videogaming, ma ne crea di propri.
Il videogioco, quindi, sembra essere la nuova location per i brand per allestire sfilate di moda o per imbastire shooting fotografici, avvicinandosi quindi, sempre più, ad un pubblico eterogeneo e distaccandosi dallo stereotipo delle passerelle fisiche.
In tutto il mondo, gamers e appassionati di videogiochi si stanno rivelando attenti consumatori di moda e beauty. Questo rappresenta una nuova e futura fetta di pubblico.
Vogue e Louis Vuitton sono tra i primi brand ad andare oltre alla partnership con videogiochi famosi, per creare dei veri e propri giochi online proprietari, in cui si può essere stilisti o prendere il controllo di grandi modelle per superare le diverse avventure.
L’ultimo arrivato è Oetker che fa del metaverso e di Drest il suo asso nella manica. Oetker, oltre a puntare sul metaverso è il primo brand dell’hotellerie a voler digitalizzare la propria strategia di vendita e presentazione.
Il giocatore parteciperà a contest esclusivi come stylist e dovrà scegliere gli hotel del gruppo tedesco come location per i migliori scatti dei book o per organizzare delle vere e proprie sfilate.
La catena di hotel dunque potrà far vedere ai futuri ospiti i suoi hotel da vicino, come sfogliare un bellissimo catalogo immersivo.
Source: http://www.ninjamarketing.it/