Nel mondo del marketing, in continua evoluzione, il rebranding è diventato uno strumento potente per le aziende che vogliono rimanere rilevanti, catturare nuovo pubblico o rivitalizzare la propria immagine.
Una riprogettazione visiva se ben eseguita può dare nuovo impulso a un brand, ispirando fedeltà e suscitando ammirazione da parte dei consumatori. Tuttavia, non tutti i progetti sono sempre accolti a braccia aperte.
Scopriamo i casi più eclatanti e i fallimenti più noti degli ultimi anni.
1. Pizza Hut – 1999
Negli anni ’80 e ’90, Pizza Hut era un brand estremamente cool. Dalle pizze in padella personalizzate al famoso Book-It (il programma che premiava con la pizza i bambini che leggevano un certo numero di libri), non sbagliava un colpo.
Era un marchio stellare, di fama internazionale, il cui logo originale era stato progettato negli anni ’60.
L’emblema è poi finito nel dimenticatoio a causa di uno “sfortunato” rebranding del 1999.
A dare il corpo di grazia fu anche la successiva serie di loghi sostitutivi che sono comparsi negli anni a venire.
Strategie visive che fecero perdere popolarità al ristorante e che nel tempo segnarono un calo di interesse nei confronti della catena.
Di recente (in parte forse per il successo di Stranger Things) Pizza Hut ha riadottato il suo logo classico, apportando delle piccole modifiche.
2. Kraft – 2009
Il logo originale Kraft era un’icona riconosciuta a livello mondiale.
Il classico logo blu, rosso e bianco, è stato associato all’azienda di prodotti alimentari per decenni.
Nel 2009 fu sostituito con un nuovo design caratterizzato da una nuova palette colori.
Tra le principali critiche: le lettere minuscole e il design astratto. Il nuovo look non comunicava in maniera efficace l’identità e l’eredità del marchio. L’identità non trasmetteva quella connessione emotiva che il vecchio logo aveva costruito nel tempo.
Il logo storico, infatti, era sinonimo di comfort, fiducia e qualità per milioni di consumatori.
Un vero e proprio flop che fece perdere milioni di dollari l’azienda che, nel breve periodo, decise di tornare sui suoi passi con una versione riadattata del logo originale.
3. GAP – 2010
Quando Gap presentò il suo nuovo logo nel 2010, la reazione fu talmente rapida e inequivocabile che la riprogettazione attirò ben presto l’attenzione del grande pubblico.
Il tentativo di cambiare il classico logo con un design moderno venne accolto negativamente da parte dei clienti.
Il logo aveva due problemi principali: la scelta impropria e fuori dal tempo del carattere tipografico Helvetica e l’uso del gradiente.
Reazioni che portarono Gap ad eseguire uno dei dietrofront sul branding più veloci di tutti i tempi: l’azienda tornò al design originale appena sei giorni dopo aver reso pubblica la nuova versione.
4. KIA – 2021
Il rebranding di Kia del 2021 fu un flop totale. Il cambiamento era stato accolto con diverse critiche e perplessità. Eliminato il testo in 3D a favore di un design più flat, con il suo carattere spigoloso e alla moda, la versione stilizzata apparve come una firma tipografica dell’era spaziale.
Il nuovo logo, ad oggi ancora in essere, vuole raccontare l’impegno di Kia per l’innovazione e trasmettere le sue ambizioni di diventare leader nel settore automobilistico.
Peccato perché nella nuova versione le lettere IA appaino come una N. Un particolare che hanno notato in molti e che ha generato parecchia confusione. A testimoniarlo sono i diversi picchi nei trend di ricerca di Google con query sul brand di auto KN.
5. Ministero dell’Istruzione – 2023
Quest’anno si è discusso molto sul tema dell’immagine e della comunicazione istituzionale in Italia, soprattutto dopo la campagna del Ministero del Turismo “Open To Meraviglia” che ha suscitato un sentiment decisamente negativo online e offline.
Nel frattempo, il MIUR è diventato MIM: il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca si è rinnovato come Ministero dell’Istruzione e del Merito. In seguito alla modifica del nome, è stato apportato un cambiamento anche al logo. Oggetto di critiche per la sua realizzazione ed esecuzione, il progetto di rebranding ha suscitato una vivace discussione sul web.
Sui profili social è apparso un logo che sostituisce l’emblema tradizionale della Repubblica Italiana, raffigurante il ramo di ulivo, il ramo di quercia, la stella e la ruota dentata, simboli di pace, forza e lavoro.
Il logo, seppur provvisorio come si legge in una nota, appare completamente distante dalle aspettative di autorevolezza, eleganza e allure istituzionale. Ma non solo. La mancanza di una veste “fresca” e contemporanea lo ha reso poco idoneo per la comunicazione di un ministero.
Twitter – 2023 (bonus track)
Che dire dell’ultimo rebranding che sta avvenendo proprio in questi giorni in casa Twitter? Elon Musk ha deciso di stravolgere completamente le carte in tavola sorprendendo tutti.
Musk ha annunciato la trasformazione di Twitter – il suo giocattolo costato 44 miliardi di dollari – in X, sostituendo il familiare logo dell’uccellino blu con una X “art-deco”.
La X è un simbolo famigliare e comune tra i marchi di Musk, basti pensare a SpaceX e a Tesla ma anche a X.com, il precursore di PayPal.
L’intenzione è quella di creare “X, the everything app”: una super app simile (per portata) a WeChat in Cina. Infatti anche il nome ufficiale dell’azienda era stato cambiato ad aprile scorso in X Corp.
Pare inoltre che Musk, non soddisfatto del lavoro (e dopo che qualcuno gli aveva fatto notare che esisteva già come carattere Unicode), abbia momentaneamente cambiato il logo “X”, scrivendo su X:
I don’t like the thicker bars, so reverting. The logo will evolve over time.
— Elon Musk (@elonmusk) July 25, 2023
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Source: http://www.ninjamarketing.it/