Le giornate del 10 e 11 maggio 2022 passeranno alla storia come le più disastrose per il mondo delle monete virtuali (sia stablecoin che cripto). A farne le spese è stata, in particolare, TerraUSD, che in 24 ore ha perso il 65% del proprio valore arrivando a 0,3 dollari e perdendo quindi l’ancoraggio al dollaro USA.
Peggiore sorte ha subito la sua collegata Luna, che nello stesso lasso di tempo ha perso il 95% del proprio valore passando dai 119 dollari del 05/04/22 agli attuali 4,77 dollari.
Perché ne parliamo
La notizia ha fatto il giro del mondo e tutti ne parlano, dai consumatori alle istituzioni, associando l’ecosistema Terra-Luna alla Lehman Brothers. Ovviamente, il lato peggiore di questa situazione coinvolge le persone che hanno perso i propri risparmi, che sono migliaia e in gran parte piccoli risparmiatori senza alcuna tutela o protezione.
Cerchiamo di capire cosa sia successo e in che modo tutelare i piccoli risparmiatori per il futuro.
Caratteristica di ogni stablecoin è quella di essere sostenute da un bene di riserva come l’oro oppure il dollaro USA, come nel caso delle più importanti quali Tether e USDC.
Nel caso di Terra e Luna la stabilità e il rapporto 1:1 con il dollaro USA non è dato dall’accantonamento di riserve, ma viene gestito tramite la sua collegata Luna, definita anche come token di governance.
In poche parole, per creare più TerraUST si devono bruciare token Luna, e viceversa, il tutto gestito da un algoritmo (da qui la definizione di stablecoin algoritmiche) che solo fino a pochi giorni fa era tra le 10 maggiori criptovalute per capitalizzazione di mercato.
Queste stablecoin algoritmiche, ricordiamo, rappresentano un connubio tra matematica e algoritmi informatici per creare una valuta digitale che simula il comportamento del dollaro con un valore e rapporto 1:1 con il dollaro americano a cui dovrebbe essere ancorato.
Cosa ha portato al crollo del sistema Terra-Luna
Tra le cause di questo crollo, oltre ai deludenti risultati finanziari di Coinbase, principale piattaforma di scambio in USA, un bug nell’ algoritmo che gestisce il rapporto tra TerraUsd e Luna; in particolare, questo presunto malfunzionamento sarebbe in quella parte dell’algoritmo che decide di attivare la copertura di TerraUSD , quando necessario, attraverso l’utilizzo del token Luna, posseduto da una fondazione, la Luna Foundation.
Qualche giorno prima la fondazione aveva comunicato di garantire il rapporto 1:1 tra TerraUSD e dollaro USA tramite una serie di prestiti del valore complessivo di 0,7 miliardi di dollari a società di trading OTC (over the counter) e altri 0,7 miliardi di dollari in Bitcoin.
A questo si aggiunge l’azione della società Anchor, azionista di Terra-Luna che ha raccolto più di 14 miliardi di dollari offrendo interessi al tasso del 20% a coloro che effettuavano investimenti nei prestiti a TerraUSD.
Tutto ciò ha generato un ribasso del valore di TerraUSD e l’algoritmo ha spinto eccessivamente sulla vendita del token Luna per recuperarne il valore. Le vendite di Luna sono aumentate vertiginosamente fino a deprezzarla dai 119 dollari di una settimana fa a poco più di zero.
Le contromisure finanziarie poste in essere da Do Kwon, creatore di Terra-Luna, e dal suo staff tecnico hanno portato alla decisione di sostenere il “peg” di TerraUSD con le loro riserve di Bitcoin. In breve, sono stati usati dei Bitcoin per riacquistare TerraUSD, il risultato, disastroso, ha portato alla svalutazione di Bitcoin (-8,7%) riducendo il suo valore al di sotto dei 29.000 dollari trascinando nel crollo anche altre criptovalute.
La reazione della Securities and Exchange Commission
Quanto successo pone l’attenzione di tutti sulla necessità di una regolamentazione delle criptovalute in generale, dato che come ribadito in questi giorni dalla Securities and Exchange Commission (SEC) tramite un comunicato ufficiale, ”gli utenti di cripto asset non hanno protezioni in caso di bancarotta”.
Un’affermazione del genere, in un momento storico come questo, non può non scatenare il panico e in effetti nella maggior parte delle giurisdizioni non vi è una specifica normativa primaria o regolamentare che sia in grado di disciplinare l’esistenza e gli effetti delle criptovalute.
Conclusioni e prospettive a breve termine
Concludendo, un passo in avanti lo sta facendo proprio l’ Europa con l’approvazione del MiCA (Market in Crypto Asset Regulation) del 14 marzo. Il MiCA, ha il compito di disciplinare solamente tematiche fiscali e regolatorie delle crypto mentre la tematica ambientale correlata al mining sarà lasciata ad un’altra commissione.
Negli USA, il Presidente Joe Biden punta alla regolamentazione del settore in 6 punti fondamentali:
- protezione dei consumatori e degli investitori;
- stabilità finanziaria;
- perseguimento degli illeciti finanziari;
- leadership USA nel sistema finanziario globale e competitività economica;
- inclusione finanziaria;
- innovazione responsabile.
L’Italia presenta un certo ritardo rispetto agli USA e all’UE, con normative di riferimento poco chiare e la mancanza di qualsiasi disposizione di carattere fiscale dedicata agli asset crittografici, e ovviamente, alle criptovalute in primis.
L’assenza di un pacchetto normativo ad hoc, rischia di farci mancare l’opportunità di inserimento e di sviluppo in un settore che vede un giro d’affari stimato in circa 3 mila miliardi verso la fine del 2022, per le sole criptovalute. E questo, senza considerare il mercato in crescita costante di altri asset, come gli NFT.
In particolare l’ interesse primario in Italia è legato esclusivamente alla regolamentazione fiscale delle criptovalute, ma non alla tutela e protezione dei consumatori e degli investitori.
Source: http://www.ninjamarketing.it/