Anche se siamo ancora intenti a comprendere la Generazione Z, dietro l’angolo c’è già la Generazione Alpha: giovanissimi, numerosi e con bisogni e necessità diversi rispetto ai fratelli post-millennials.
Conosciamo i Boomer, gli Zoomer e i Millennial, ma chi sono i membri della Generazione Alpha?
Si tratta dei nati tra il 2010 e il 2024, sono i figli della Generazione Y e i fratelli minori della Generazione Z e rappresentano un pubblico di consumatori ancor più specifico ed esigente.
A dispetto di ciò che si possa pensare, sembra proprio che la Gen A sarà quella più numerosa della storia con 2,5 milioni di nati ogni settimana. Ma proviamo a conoscerla meglio.
LEGGI ANCHE: Boomer, Zoomer, Millennial: che significano e perché li chiamiamo così
Generazione Covid?
GWI ha realizzato un report per cercare di restituire una chiara fotografia della Generazione A e scoprire caratteristiche e tendenze dei consumatori di domani.
Spesso vengono definiti “figli del covid”, ma in realtà ciò che ha influito profondamente sulla loro vita sono stati alcuni aspetti collaterali della pandemia: il lockdown e la distanza sociale.
Sia i nati nel 2010, sia i nati nel 2020 (o poco prima), i membri della Generazione Alpha hanno dovuto imparare a gestire nuove emozioni e a fare i conti con la necessità di stare lontani da parenti e amici.
La distanza sociale è divenuta per loro (maggiormente per i più piccoli) un fatto naturale, tanto che molti degli impulsi e delle tendenze naturali insite nei bambini – avvicinarsi ai propri simili, giocare insieme, prendere per mano – sono state man mano rimodellate fino a dar vita ad un nuovo tipo di socialità con cui essi dovranno fare i conti anche da adulti.
I loro sentimenti attuali influiranno sui loro comportamenti futuri? Probabilmente sì. Ma stiamo navigando in un mare fino ad ora semi-sconosciuto.
I valori della Generazione Alpha
I ragazzi e bambini della Gen A sono socialmente più consapevoli dei loro predecessori e dato l’uso che fanno dei dispositivi digitali sono destinati a diventare i consumatori più giovani.
LEGGI ANCHE: Generazione Twitch: cos’è e come i brand possono coinvolgerla e intercettarne il potere d’acquisto
Stando a contatto con social media e navigando in rete, i brand possono rivolgere i propri annunci direttamente a loro, piuttosto che ai loro genitori. Il marketing deve far fronte a questo processo di disintermediazione e rimodulare i propri messaggi in base al nuovo pubblico che si sta creando.
In che modo? Prima di tutto, chiedendosi che cosa vogliono.
La Generazione A sarà la più diversificata (sì, molto di più della Gen Z). Sostenibilità, inclusione, solidarietà, parità di genere sono i valori fondamentali per giovani e giovanissimi che, oggi, rappresentano la base solida su cui si poggiano le lotte sociali e le proteste messe in campo dai post millennials e che, con ogni probabilità, domani, dovranno rappresentare la dimensione di vita ideale per gli Alpha.
LEGGI ANCHE: Content Marketing: ecco come intercettare la Generazione Z
La Generazione Alpha e il digitale
Un altro punto a cui prestare attenzione è l’interesse decrescente per i dispositivi tecnologici. L’esposizione prolungata e quasi forzata allo schermo del PC e del tablet durante il lockdown, per mantenere un contatto con quella socialità che la pandemia ha tentato di distruggere, ha fatto perdere ai giovanissimi l’interesse per l’utilizzo di questi dispositivi.
Il 43% dei ragazzi afferma di voler vedere fisicamente i propri amici durante il weekend e il 39% di incontrarli online. In generale, il computer non è più tra gli interessi principali degli “Alphas”, prioritarie sono le vacanze, il contatto con la natura e gli animali.
Tuttavia, è importante tener presente che questa generazione è cresciuta “immersa” nella tecnologia per cui, già prima della pandemia, l’utilizzo di dispositivi digitali era fortemente in aumento.
Il fatto che adesso si stia registrando un lieve (probabilmente temporaneo) allontanamento non vuol dire che la Generazione Alpha non sia quella che fa un uso totalizzante delle nuove tecnologie.
Guardare contenuti video sulle app di streaming è una delle attività principali e più interessanti per questa generazione e non si può non tener conto del peso che essa ha sugli abbonamenti delle varie piattaforme. Basti pensare che la metà degli utenti di Disney Plus ha tra i 2 e i 17 anni.
La Generazione Alpha, inoltre, guarda il mondo attraverso TikTok: in formato video, in continuo scrolling e con tempi super veloci. Nel 2022, TikTok è stata proclamata l’app più amata dai giovanissimi tra i 13 e i 15 anni.
I brand dovrebbero ripensare le proprie strategie social alla luce di queste tendenze per intercettare non solo i consumatori del presente, ma anche quelli del (prossimo) futuro.
Inoltre, i membri della Gen A utilizzano i social network soprattutto per divertirsi. Mentre nella Gen Z la funzione informativa dei social è ancora molto forte e (quasi) preponderante, i più giovani entrano su TikTok o su Instagram principalmente per ridere e consumare contenuti umoristici o meme.
I brand che vogliono intercettare questo nuovo pubblico di consumatori dovrebbero tenere in considerazione questo aspetto ed, eventualmente, modificare il proprio tone of voice.
Tale utilizzo, inoltre, fa presupporre che i ragazzi della Generazione Alpha continueranno ad utilizzare i social perché i propri genitori non glieli vieteranno dato che s’interfacceranno con contenuti principalmente umoristici e divertenti che li rendono felici.
Il fenomeno dei Kidfluencer
Per rivolgersi ad un pubblico di consumatori bambini, cosa può esserci di più efficace di mettersi al proprio livello e parlare il loro stesso linguaggio?
Questo è possibile attraverso i kidfluencer, influencer bambini che continuano ad avere un enorme successo sui social e riescono a costruire gruppi di fan e seguaci molto solidi e devoti.
L’autenticità dei loro contenuti e l’onestà di ciò che esprimono sembrano essere i fattori decisivi nel successo crescente dei kidfluencer.
La pratica dell’unboxing, ad esempio, viene effettuata con nuovi giocattoli che i bambini scartano e mostrano in video, creando interazione e sviluppando l’interesse dei propri coetanei.
Tuttavia, quello dei minori e social network è un binomio molto complesso, un mondo che racchiude tante funny-zone, ma anche moltissime zone d’ombra.
I rischi legati all’esposizione dell’immagine di un bambino su internet non sono pochi, ma la questione, in realtà, va ben oltre il problema di ciò che è legale o meno, sfociando con forza nell’ambito dell’etica.
I kidfluencer sono influencer a tutti gli effetti e, in quanto tali, i loro video fatturano: ma chi c’è dietro queste costruzioni digitali? E, soprattutto, quanto e come influisce tutta questa esposizione sul minore che “ci mette la faccia”?
Source: http://www.ninjamarketing.it/