Sembra passato un secolo dagli scandali di Cambridge Analytica, dalle polemiche sollevate da “The Social Dilemma” su Netflix, dal Cookiegeddon di iOS e dalla frenesia del GDPR. Eppure ogni volta sembra essere al punto partenza: se di male si è trattato, la cura (più regolamentazione, più leggi) spesso è stata peggio della malattia.
LEGGI ANCHE: Alternative a Google Analytics per essere GDPR compliant
L’eccesso di Stato nella vita dei cittadini sembra avere preso il posto dell’invasività delle piattaforme, senza che ne siano conseguiti grandi scandali di massa. C’è un Paese dove tuttavia i confini tra il regime al Governo e le azioni delle grandi aziende “private” è sempre più labile e sottile.
La stretta della Cina ai business privati, la nuova via neo-maoista di Xi Jinping (rivelata anche nell’abbigliamento austero mostrato in più occasioni), ha contribuito di recente al crollo sui mercati di moltissimi big business di Pechino (Nio ed Ali Baba tra tutti).
Ovviamente siamo oltre il crony capitalism: siamo di fronte a un paradigma di controllo assoluto 2.0 ancora in gran parte da comprendere ed esplorare.
Ne abbiamo parlato con Lorenzo Castellani, politologo e professore di Storia delle Istituzioni Politiche all’università LUISS Guido Carli.
TikTok raccoglie i dati per conto del Governo cinese?
L’Unione Europea ha bannato TikTok per i propri dipendenti. Il Belgio lo vieta a ministri e funzionari federali, il rischio può esserci anche in Italia?
Sì, perché il social è presente ovunque e chiunque lo usi può essere vittima di spionaggio o furto di dati. Dunque è bene che i governi si proteggano da uno strumento di mercato, ma anche di spionaggio di un regime totalitario.
All’inizio di quest’anno il CEO di TikTok Shou Zi Chew è apparso al World Economic Forum di Davos e ha visitato Bruxelles per incontrare i politici europei.
In Belgio ha incontrato decine di di parlamentari europei e funzionari politici della Commissione europea in una sessione a porte chiuse al De Warande, un club d’élite situato vicino al Palazzo reale belga e all’ambasciata americana.
Ha scattato foto con politici di grande rilievo come Dita Charanzová, vicepresidente del parlamento europeo, e Andreas Schwab , che ha negoziato il Digital Markets Act, una legge per limitare il potere di mercato delle grandi aziende tecnologiche.
Interesting meeting with CEO Shou Zi Chew about how to strengthen the safety of #TikTok users, especially minors, and how to moderate content online. TikTok will have to work hard to meet #DSA rules soon. pic.twitter.com/shBzz8D9O4
— Dita Charanzová (@charanzova) January 11, 2023
Il problema sembra venga da una legge cinese che, di fatto, permette al governo di avere libero accesso a dati e informazioni di tutte le aziende (pubbliche e private) del proprio Paese.
È così. La Cina ha barattato l’arricchimento capitalistico di manager e imprenditori con un controllo e sfruttamento “politico” di tutte queste nuove tecnologie. In altre parole: tu imprenditore sei libero di guadagnare, ma io Stato decido come puoi farlo e cosa mi dai in cambio.
Si ripropone la questione dei social media che non sono piattaforme plurali ma sono editori. In questo caso, editori in mano a potenze straniere. Basterebbe esserne tutti più consapevoli: perché il problema viene evidenziato con TikTok e non con le altre big tech?
Perché nel caso di TikTok c’è un più evidente caso di spionaggio della più potente nazione al mondo non occidentale. Per gli altri social resta il problema della libertà di stampa e del free speech, ma si pone meno la questione spionaggio a fini strategici e competitivi.
Negli USA, il disegno di legge presentato da un gruppo bipartisan di senatori che potrebbe colpire TikTok è sostenuto dalla Casa Bianca. Conferirebbe al governo federale nuovi poteri per limitare, e potenzialmente vietare, le tecnologie della Cina e di altre nazioni designate come avversarie degli Stati Uniti. Un’azione del genere potrebbe essere a sua volta una limitazione della libertà di parola?
La libertà di parola può essere ristretta per questioni di Ragion di Stato verso un avversario esterno.
È sempre stato così. In questo caso poi si limiterebbe l’utilizzo di uno dei vari social a disposizione e non di tutti. Comunque esistono anche vie di mezzo al ban totale che possono concretizzarsi, come chiedere a TikTok di rispettare determinati standard di trasparenza e sicurezza. Li si vedrebbe se l’azienda è in condizione o meno di fornire rassicurazioni.
Il conto salato della lobbying in soccorso a TikTok. Uno sforzo sufficiente?
Secondo Politico , ByteDance (la società cinese proprietaria di Tik Tok) sembra abbia speso, solo negli Stati Uniti, più di 16 milioni di dollari in attività di lobbying dal 2019, assumendo dozzine di lobbisti e la celebre agenzia Crossroads Strategies.
Shou Zi Chew, prima di testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti lo scorso 24 marzo, è stato preparato da assistenti del presidente Kevin McCarthy e dell’ex presidente Nancy Pelosi. Sembra avere ricevuto inoltre la consulenza di Andrew Wright, ex direttore della politica legale per la transizione presidenziale Biden-Harris e ora partner dello studio legale K&L Gates.
@tiktok Our CEO, Shou Chew, shares a special message on behalf of the entire TikTok team to thank our community of 150 million Americans ahead of his congressional hearing later this week.
A Washington, solo nell’ultimo trimestre, circa tre dozzine di persone hanno fatto pressioni sul governo federale per conto di ByteDance e TikTok, inclusi ex senatori e membri della Camera.
La multinazionale cinese è anche riuscita ad assumere SKDK, la società di relazioni pubbliche che vanta un’imponente rete di relazioni nelle stanze del potere americane, tra cui sembrano figurare personaggi di spicco dell’amministrazione Biden. Qui i dati, pubblici, della spesa di lobbying di Tik Tok, in vertiginosa crescita negli ultimi anni.
Legittima tutela degli interessi economici o seconde finalità vicine agli interessi del Governo cinese? La performance al congresso di Zi Chew è sembrata, da molti analisti, un vero e proprio disastro in cui il CEO ha saputo rispondere alle accuse solo con risposte vaghe e generiche.
Source: http://www.ninjamarketing.it/