Patagonia lancia il documentario The Art of Activism girato in Italia e realizzato in collaborazione con Pop-Up Magazine.
Prosegue la serie di racconti radicati in luoghi selvaggi e dedicati all’attivismo ambientale. Storie che prendono vita in tutto il mondo con l’obiettivo di far conoscere diverse prospettive e battaglie.
Il documentario racconta di un pescatore implacabile e della sua comunità in Toscana.
Narrata da Safy Hallan-Farah, la storia esplora i danni causati dalla pesca a strascico nelle aree marine, mostrando come anche l’azione individuale possa contribuire a proteggere i mari.
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L’impegno di Patagonia, la protesta di Paolo
La struttura esclusiva di Patagonia è basata su un unico azionista: il pianeta.
L’azienda è certificata B Corp ed è coinvolta nell’attivismo ambientale fin dalla sua nascita. Si tratta di uno dei marchi più affidabili nel campo dell’abbigliamento ecologico a livello mondiale. I profitti non reinvestiti nel business aziendale sono ridistribuiti, sotto forma di dividendi, per proteggerlo.
In questa puntata, il pescatore Paolo Fanciulli ci mostra il suo intervento per impedire ai pescherecci di danneggiare il suo amato ecosistema mediterraneo.
L’impegno di Paolo vuole mettere un freno alla pesca a strascico, un metodo di pesca che distrugge essenzialmente il fondale marino naturale. Questa distruzione contribuisce a sconvolgere la stabilità degli ecosistemi oceanici e a causare gravi effetti sul clima a livello globale. Ha portato avanti proteste, atti di sabotaggio e ha persino vestito i panni di un poliziotto, ma non è stato sufficiente.
“La pesca a strascico non è un modo sostenibile di pescare. Queste reti vengono trascinate sul fondo del mare… È come se un cacciatore bruciasse un’intera foresta per uccidere un cinghiale“, dice Paolo. “Giorno dopo giorno, i prati sottomarini di posidonia e i coralli vengono distrutti: interi ettari di mare“.
Per trovare una soluzione, Paolo ha coinvolto il governo locale nel calare in mare dei blocchi di cemento, ma non ce n’erano abbastanza, e la criminalità organizzata ha fatto pressioni sulle autorità affinché si ritirassero dal progetto.
Tra il 2015 e il 2020, ha convinto diversi artisti a creare sculture non solo con lo scopo di erigere una barriera per le reti della pesca a strascico, ma anche per dare vita a un museo sottomarino nel Mar Mediterraneo.
Tra i mari della Toscana e del Lazio, al largo di Talamone, sono state posizionate in profondità 39 statue in marmo di Carrara.
Le nuove sculture contro la pesca a strascico rappresentano una risorsa importante e diventano un sostegno per la biodiversità. Le figure in piedi fungono così da barriera fisica per impedire un’ulteriore distruzione delle risorse naturali e del patrimonio dei nostri oceani per le generazioni future.
Paolo aggiunge: “Ogni giorno ospito turisti sulla mia barca, racconto loro questa storia e cerco di coinvolgerli. La vita dei mari inizia dai fondali“.
Abbiamo raggiunto Paolo per chiedergli un commento. Puoi ascoltare nel nostro podcast cosa ha detto ai microfoni di Ninja.
Source: http://www.ninjamarketing.it/