Qualche mese fa abbiamo visto il Garante della privacy italiana allinearsi agli analoghi organismi di controllo della privacy europei nei confronti del più famoso e utilizzato applicativo di analisi dati del mondo, Google Analytics (GA), definito non conforme al GDPR (General Data Protection Regulation).
In poche parole, se il nostro sito trasferisce dati a GA, una parte delle informazioni raccolte, quelle più sensibili, dall’ IP del dispositivo, alla lingua utilizzata, alla risoluzione schermo, sistema operativo, data e ora della visita al sito, verranno trasferite su data center residenti negli Stati Uniti e non in Europa come prevede il GDPR.
Come è possibile mettersi in regola evitando spiacevoli soprese (cioè sanzioni economiche) e individuare una valida alternativa allo strumento di Google?
Per chiarirci qualche dubbio abbiamo ascoltato Francesco De Nobili, Digital Marketing Manager con esperienza pluriennale in consulenza e specialista nel settore B2B e in progetti Linkedin aziendali di employer branding, social selling e Linkedin ads.
È autore per Hoepli dei bestseller “Digital marketing integrato“, “SEO Google” e “Strategie di content marketing“. È docente in diversi Atenei e Master di alta formazione italiani ed è divulgatore digitale nei più importanti eventi di Marketing e Business in Italia e attraverso il suo sito francescodenobili.it.
Francesco ha anche recentemente pubblicato “Matomo Analytics: guida all’alternativa a Google Analytics“.
Nel tuo libro hai definito “terremoto” la non conformità al GDPR di Google Analytics, ma forse non tutti ne hanno compreso la portata. Puoi spiegarci cosa è successo effettivamente?
Il 9 giugno 2022 il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha sostanzialmente dichiarato che l’utilizzo di Google Analytics non è conforme ai principi stabiliti dal GDPR (Il regolamento generale europeo sulla protezione dei dati).
Questa notizia ha provocato sin da subito un vero e proprio terremoto, poiché la gestione dei dati in azienda ha una figura dedicata: il DPO (Data Protection Officer), ovvero il responsabile della protezione dei dati.
Da una ricerca che ho svolto nelle aziende quasi il 40% ha delegato la scelta al DPO che nella maggior parte dei casi ha richiesto di disattivare Google Analytics e di valutare un’alternativa. In altri casi invece sono stati direttamente i responsabili marketing o i data analyst a effettuare questa scelta
Per far comprendere l’impatto di questo cambiamento, ad oggi il 90% dei siti web della Pubblica Amministrazione italiana ha disattivato Google Analytics.
Perché, secondo te, tra le diverse scelte disponibili, Matomo rappresenta un’alternativa?
I motivi sono essenzialmente di 2 tipi.
Da un lato è una soluzione che permette la totale conformità al GDPR e soprattutto è cookieless: quindi permette il monitoraggio senza l’accettazione dei Cookie di tracciamento.
Dall’altro c’è una semplicità di data visualization e di presentazione del dato che rende molto più intuitive anche ai non addetti ai lavori, le informazioni prodotte dal sito web.
Inoltre anche per tracciamenti avanzati, come compilazione di moduli, download, tracciamento di link esterni, non sono necessarie competenze tecniche particolari perché sono servizi già presenti nella piattaforma senza installare nessun codice aggiuntivo.
Quali questioni tecniche dovrebbe prevedere chi vuole passare a Matomo?
Semplicemente scegliere la versione di Matomo più in linea con le proprie esigenze:
- attraverso il plugin gratuito se si utilizza WordPress;
- la versione gratuita On-Premise che va installata però sui propri server;
- la versione Cloud (a pagamento) con tutte le funzionalità più avanzate (si installa con un semplice codice nel sito come Google Analytics).
Ognuna di queste soluzioni ha pro e contro, di cui parlo all’interno del libro, ma senza dubbio la più utilizzata attualmente è la versione Cloud.
A chi è già abituato ad Analytics, non conviene orientarsi su GA4?
In realtà Google Analytics 4 rispetto al 3 è completamente diverso: anzitutto perché i dati vengono campionati in modo differente e quindi non sono confrontabili, ma soprattutto per la complessità di configurazione degli eventi poiché quelli disponibili automaticamente sono davvero pochi.
Anche se continuo a fornire consulenza anche su Google Analytics 4, ho notato che le implementazioni richieste spesso esulano dalle competenze tecniche di un marketing manager medio che già ha la sua enorme difficoltà a comunicare in modo adeguato questi dati per trasformarli in informazioni – e quindi in decisioni – per i suoi superiori.
Inoltre continua a non esserci alcuna certezza della conformità al GDPR anche per le soluzioni di installazione più avanzate di Google Analytics 4 (ad esempio il tracciamento Server-Side).
Infatti il recente parere del Garante Danese che è stato il primo ad esprimersi anche su Google Analytics 4 e l’entrata in vigore del Digital Markets Act – il nuovo regolamento europeo sui mercati digitali che entrerà in vigore nel 2023 – sembrano davvero mettere la parola fine al monopolio di Google sulle web analytics.
Qual è, secondo te, il vero punto di forza di Matomo?
Oltre ai motivi evidenziati prima, credo che sia abbastanza significativo quanto ho vissuto personalmente durante la ricerca che ho svolto presso le aziende e gli enti che lo hanno iniziato ad utilizzare.
Per la prima volta ho visto figure apicali (CEO, Titolari, direttori commerciali ecc.) comprendere sul serio le informazioni derivate dall’analisi dei siti web, soprattutto in merito ai percorsi dei potenziali clienti e alla valorizzazione delle attività di content marketing e pubblicazione dei contenuti sul sito.
Direi che per rispondere in modo più completo, può essere utile l’estratto di una ventina di pagine del libro che si può leggere direttamente qui.
Source: http://www.ninjamarketing.it/