La nuova campagna autunno-inverno 2022-2023, Gucci Exquisite, è un omaggio al regista Stanley Kubrick (1928-1999), uno dei più noti cineasti della storia del cinema.
Diretta dai fotografi Met & Marcus e dall’art director Christopher Simmonds, la collezione rielabora, mescola e riassembla i capolavori dell’artista, creando un originale connubio tra moda e cinema, con un richiamo all’arte.
Gucci: l’influenza di Kubrick
Il direttore creativo della maison italiana, Alessandro Michele, ha definito la campagna un “atto d’amore” nei confronti del regista, fonte di ispirazione per le sue creazioni.
“Quello che ha prodotto fa parte dell’immaginario collettivo”, spiega Michele, “il suo essere un rabdomante della visione ha reso le sue opere riconoscibili al pari della Cappella Sistina, della Vergine delle Rocce o dei Simpson. Manipolarne le immagini rilanciandole all’interno di un inedito quadro semantico, assume lo stesso senso che può avere un hackeraggio della Gioconda. Con l’aggiunta dell’afflato e del coinvolgimento empatico che solo la macchina della finzione cinematografica riesce a produrre”.
L’obiettivo di mescolare il lusso e la moda every day life, espressione del consumo di massa, è stato colto in pieno: i capi risultano iconici e raffinati ma allo stesso tempo appartenenti alla cultura popolare.
Un’operazione alternativa per rendere il brand meno d’élite e più popolare.
Il passato esplode nel presente
La storia e i vissuti si mescolano nelle fotografie di Gucci, realizzando un’esplosione del passato nel presente, come afferma la casa di moda, “Tutto può diventare qualcos’altro. Come in quella famosa scena del capolavoro di Kubrick in cui l’osso si trasforma in un’astronave. Come nella vita”.
I modelli del marchio esprimono il tentativo di rendere pop la cultura con una chiara attenzione alla creazione dell’esperienza per il consumatore, condizione prioritaria per le aziende del mercato contemporaneo, “nelle sequenze selezionate è come se Nietzsche, Kant e Freud dialogassero con la strada. Le più grandi domande sul senso della vita diventano immagini pop. Trasfigurazioni complesse sul piano del significato si trasformano in eccessi immediati sul piano dell’esperienza” aggiunge Michele.
Gli stessi paradossi del genere umano rappresentati dal genio di Kubrick nelle pellicole (come il distopico che diventa parodia e il dramma che si trasforma in commedia), vengono ripresi da Gucci nella creazione degli abiti. È lo stesso direttore creativo ad ammettere di essere affascinato dalla capacità del mondo del cinema di raccontare storie e scavare nel reale.
“Ho sempre pensato alle mie collezioni come a dei film capaci di restituire una cinematografia del presente, una partitura di storie, eclettiche e dissonanti, capaci di sacralizzare l’umano e la sua capacità metamorfica” sottolinea lo stilista.
L’abito è lo strumento con il quale narriamo chi decidiamo di essere e mette in forma i nostri desideri, come affermato già nei primi del ‘900 del sociologo Simmel, non è solo un pezzo di stoffa ma una forma di comunicazione.
I film che hanno ispirato Gucci
Alessandro Michele spiega di aver risemantizzato le pellicole del regista con i suoi vestiti, per creare dei “seducenti corto-circuiti”, ammirato dalla capacità di Kubrick di cimentarsi su temi sempre diversi.
Negli scatti della campagna il richiamo alla ricontestualizzazione di alcuni dei più celebri film di Kubrick è immediato: l’abito disegnato dalla designer Laura Whitcomb con cui Madonna si presentava negli anni ’90 è inserito nelle scene gotiche di Shining; il costume Adidas riadattato in un ampio abito vittoriano nella scena di Barry Lindon; una pelliccia con un filo di perle, dallo stampo borghese, compare nell’ambientazione di Eyes Wide Shut; in Arancia Meccanica vengono inserite delle scarpe dallo stile anni ’90, e ancora, un lussuoso vestito da sera, in tulle, compare nell’ambiente distopico di 2001: Odissea nello spazio.
Non è un caso che il direttore creativo di Gucci abbia voluto come compagna di lavoro per la collezione Exquisite, Milena Canonero, 4 volte Premio Oscar per i Costumi (il primo vinto nel 1976 proprio con Barry Lindon).
“Ha accolto il mio invito a ripercorrere alcune scene che l’hanno consacrata come astro indiscusso della storia del consumo cinematografico. La sua presenza in questo progetto è per me un dono commovente e preziosissimo” specifica Michele.
LEGGI ANCHE: Gucci a sostegno del Pianeta con nuove piattaforme digitali
Moda e cinema, accoppiata vincente
Gucci non è certo la prima casa di moda a collaborare con il cinema, il fortunato binomio prende vita già prima degli anni ’50, probabilmente con l’istituzione del Premio Oscar per i costumi nel 1948.
Pensiamo ad Audrey Hepburn musa di Givenchy o Marlene Dietrich vestita Dior, ma non solo.
Nel 2013, ad esempio, in occasione del film Il Grande Gatsby, il regista Baz Luhrmann, affidò i costumi della volubile Daisy Buchanan, alla stilista Miuccia Prada e la costumista Catherin Martin. Furono realizzati più di 40 look per l’attrice Carey Mulligan, ispirati ai ruggenti anni ’20 con un tocco di contemporaneità.
Alla Fahion Paris Week 2020, lo scomparso direttore creativo di Louis Vuitton, Virgil Abloh, omaggiò il film The Truman Show, riproponendo in passarella la scalinata percorsa nel film dall’attore Jim Carrey.
Non solo abiti però, Chopard ha recentemente lanciato l’occhiale da sole Cannes 2020 ispirato al celeberrimo film Colazione da Tiffany, che ricordano l’eleganza dell’affascinante Holly, protagonista della pellicola.
LEGGI ANCHE: La moda nel cinema: 5 grandi stilisti che hanno vestito film cult
Source: http://www.ninjamarketing.it/