Conosci Luca, Matteo, Marco e Giovanni? Sicuro che questi nomi non ti dicono nulla? Sono proprio loro: i quattro evangelisti. Coloro ai quali fu affidato l’arduo compito di scrivere il primo vero storytelling di tutti i tempi: il Vangelo.
Ebbene sì, lo storytelling non è un’invenzione della contemporaneità. O almeno, lo è se consideriamo la parola invenzione nella sua accezione latina e, quindi, ‘invenire’ che tradotto significa ‘trovare’.
Pensaci bene: il marketing contemporaneo ha avuto la capacità di “invenire” e, quindi, di trovare in questi atavici esempi di narrazione, rarefatti afflati artistici che conducono alle moderne forme di storytelling.
I miti della tradizione ellenica, la Bibbia, i Vangeli e non solo. Le pitture rupestri, il Simposio di Platone, l’Epopea di Gilgameš, vergata su tavole di argilla in epoca sumerica, il Rāmāyaṇa, il Mahābhārata e i Purāṇa induisti sono tutti classici esempi di storytelling. E se gli evangelisti potessero assistere alle evoluzioni del racconto, Dio solo sa cosa potrebbero pensare.
E già, perché il felice connubio tra storytelling e intelligenza artificiale non ha tardato a compiersi. Il presagio di certi film hollywoodiani era chiaro, già in tempi non sospetti.
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Parola all’Intelligenza Artificiale: nuovi modelli linguistici
Da tempi immemorabili, il racconto di storie è stato dominio esclusivo dell’uomo. Nessun’altra creatura vivente ha mai dato prova di particolare inclinazione all’elaborazione simbolica e di linguaggio alla base del racconto.
Ciò non deve indurci a credere che questa sia una prerogativa tutta umana. È opinione diffusa che l’intelligenza artificiale presto sarà in grado di compiere attività editoriali. In fondo è realtà abbastanza diffusa questa già oggi.
Gli apocalittici, invece, mostrano saldo scetticismo rispetto alla capacità degli algoritmi di dare compimento ad attività creative tra cui l’arte del racconto. Semplici guastafeste? Probabile. Ma c’è chi è pronto a sparigliare le carte sul tavolo.
In un tweet abbastanza recente, il ricercatore Rodolfo Ocampo, ha annunciato urbi et orbi la sua ultima creatura: Narrative Device.
Narrative Device: software di AI per la scrittura
Si tratta di un progetto tanto interessante quanto semplice. Un’interfaccia minimal ma pur sempre efficace. L’utente ha la possibilità di inserire due parole e il match è fatto. Il risultato? Poche righe, nulla di più.
Magico preludio a un racconto il cui sviluppo spetta all’uomo. Come ci spiega Ocampo, infatti, alla base di tutto c’è la volontà di creare “spazi di collaborazione tra uomo e macchina”.
In un’interfaccia minimal, l’utente può inserire due parole. A partire da questi termini, un’Ia produce l’inizio di una storia. Solo le prime righe, nulla di più. Perché, come ci spiega il suo creatore Rodolfo Ocampo, “alla base di tutto c’è la volontà di creare spazi di collaborazione tra uomo e macchina”. Entriamo nel vivo della tecnologia: vediamo come funziona Narrative Device.
La piattaforma prevede una preventiva dotazione di ben 5 token per attivare Narrative Device. AAA – Avviso ai naviganti: il sistema mette a disposizione 5 token free semplicemente inserendo la vostra mail.
Nella sezione dei ‘themes’ ho inserito due parole: storytelling e intelligenza artificiale. Giusto per rimanere in tema.
In pochi nanosecondi il tool restituisce questo risultato:
Alt: posate la lente di ingrandimento. Vi indico di seguito l’output testuale: “A young woman, Nora, is looking for a new story to tell. She has always been fascinated by the idea of storytelling, and has been trying to come up with her own story for years. One day, she meets a talking computer program named Sophie, who offers to help Nora create her story. Nora is hesitant at first, but Sophie is persistent, and Nora eventually agrees. Together, they create a story about a girl who is trying to find her way in the world. Nora is amazed at how well Sophie knows how to weave the story together, and she is excited to share it with her friends”. Non male direi! E tutto senza sforzo. Un inno di giubilo a chi soffre della sindrome da pagina bianca.
Non sono soddisfatto e interrogo ulteriormente Narrative Device perché sono convinto che qualcosa ancora non funzioni. Questa volta come un buon alchimista ante litteram provo a suggerire due parole: Narrative Device e Inspiration.
Storytelling con pattern lessicali: software di AI per la scrittura
La piattaforma restituisce un racconto che potrebbe apparire in forma autocelebrativa. Guardate qui
Già dalle prime righe si ai più potrebbe sembrare che Narrative Device sia innervata di sicumera: Quando ero più giovane, sono sempre stata attratta dalle storie che utilizzavano un dispositivo narrativo. Che si trattasse di una storia che si svolgeva in sequenza, con un inizio, una parte centrale e una fine, o di una storia che ti lasciava con molti cliffhanger, le amavo tutte. E ancora oggi non posso fare a meno di ispirarmi a storie con una buona narrazione.
Il dado non è ancora tratto cerchiamo di stanare l’inganno e proviamo a trovare punti deboli. Ammesso che ce ne siano. Metto su due altre parole: copy e seo. Non potevano di certo mancare all’appello. Che dite?
Perché copycat? Narrative Device ritiene i copy imitatori o dediti all’attività di copia e incolla? È proprio vero che il destino dei web writer è di rimanere incompresi. Ma questa è tutta un’altra storia.
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