Crypto, NFT, blockchain, metaverso, smart contract, DeFi e DAO sono tutti prodotti della nuova filosofia alla base della decentralizzazione, che rompe definitivamente gli schemi del vecchio web a favore del web3.
Queste nuove tecnologie fanno già parte del nostro quotidiano e nel prossimo futuro si integreranno sempre più nella nostra società e nella nostra vita, ponendosi in parte in forte contrasto con un problema a cui tutti oggi siamo molto sensibili come la tutela dell’ambiente.
Vediamo quali punti di contatto può avere la decentralizzazione con la green economy e come in un breve futuro riuscirà ad evolversi riducendo il più possibile il suo impatto ambientale ed essere quindi sempre più sostenibile.
Perché ne parliamo
Numerosi sono i dibattiti riguardanti l’impatto ambientale dei sistemi basati sulla decentralizzazione rispetto a quelli tradizionali, per l’appunto centralizzati, ma per poter effettuare un confronto analitico ed oggettivo che riguardi ad esempio gli scambi effettuati in criptovalute e quelli con moneta FIAT, dobbiamo chiamare in causa la teoria sui costi di transazione.
Quando parliamo di costi di transazione facciamo riferimento a tutti quei costi che sono legati all’organizzazione di una specifica attività.
Questi costi si dividono in due differenti entità di costo che sono: i costi ex ante, che vengono sostenuti prima della transazione e i costi ex post, che invece sono sostenuti dopo la transazione.
I costi di transazione sono i costi che devono essere sostenuti per realizzare uno scambio, un contratto o una transazione economica in genere; questi rappresentano i costi d’uso del mercato.
Costa più una transazione in Bitcoin o Ethereum o una transazione in Euro
Se pensiamo a quanto costa produrre ad esempio un mouse per computer, immaginiamo al costo di stampa del suo involucro, ai costi dei componenti elettronici ed ai costi per il suo assemblaggio, all’energia necessaria per la produzione del bene.
Questi costi in economia si definiscono costi marginali, ossia il costo dell’ultima unità prodotta, per farla molto semplice.
Come vediamo non sono stati presi in considerazione tutti quei costi, definiti fissi, che sono stati necessari per rendere possibile la produzione dei mouse.
Grazie a questo esempio ci rendiamo conto che se prendiamo in considerazione i soli costi energetici marginali non effettuiamo una valutazione corretta e oggettiva per confrontare i costi connessi alla finanza centralizzata rispetto quella legata all’ecosistema decentralizzato.
Il mondo decentralizzato di cui abbiamo parlato all’inizio richiede dei costi in sicurezza e replica per rendere la blockchain affidabile. Viene da sé che è richiesta molta energia a livello di transazione e l’attività di mining richiede energia che viene distribuita su tutte le transazioni.
L’energia richiesta per una singola transazione rappresenta solo una piccola parte rispetto alla totalità dei costi.
Entriamo nel dettaglio delle differenze tra i costi della centralizzazione rispetto alla decentralizzazione. Partiamo dal presupposto che le odierne infrastrutture centralizzate tramite “l’economia di scala” riescono a ridurre i costi di transazione, sulla base del presupposto che maggiore è la dimensione produttiva, maggiori sono i volumi produttivi, minori sono i costi di produzione.
Per la finanza centralizzata tutto ciò si traduce in:
- costruire uffici finanziari e filiali locali dalle quali operare;
- gestione e leasing dei datacenter e di tutta la struttura informatica;
- manutenzione e protezione delle strutture fisiche;
- impiego di personale (interno ed esterno) per tutte le attività a tutti i livelli;
- reti di intermediari su scala globale;
- mantenimento di riserve auree e di asset vari;
- riunioni, meeting, spostamenti fisici di personale, ecc.
Ovviamente, è impossibile catalogare tutte le aree di costo in un semplice articolo, ma di sicuro non possiamo dire che una transazione su un circuito finanziario come quello VISA possa nella sua essenza avere un costo basso.
In media, il costo effettivo di una transazione tramite carta di credito si aggira tra il 2% e il 3% sul valore della transazione effettuata presso il commerciante.
Ovviamente le carte di credito rappresentano solo una parte della finanza centralizzata, se a queste aggiungiamo le transazioni sui mercati azionari, obbligazionari e di qualsiasi altra entità, le transazioni mobiliari e immobiliari, quelle assicurative, compensazioni nazionali ed internazionali e chi più ne ha più ne metta, sono richiesti trilioni di dollari per sostenere quell’esercito permanente che tiene in vita la finanza centralizzata (al pari dei miner che tengono in vita la blockchain).
ARK Investment Management LLC, società di gestione degli investimenti con sede negli Stati Uniti, ha di recente pubblicato una ricerca dove mette a confronto i costi energetici connessi al processo di mining (estrazione) di Bitcoin (fondamentale per il mantenimento della finanza decentralizzata DeFi), con l’estrazione dell’oro e con la finanza centralizzata.
Perché è importante comprendere la questione
L’evoluzione della DeFi vedrà proprio nell’anno corrente una crescita decisiva dovuta in particolare all’evoluzione e introduzione nella blockchain degli smart contract.
L’importanza della decentralizzazione, garantita da un numero sempre più crescente di utenti, è legata ad una serie di vantaggi rispetto alla finanza tradizionale quali: poche barriere all’ingresso, garanzia dell’anonimato, maggiore rapidità di esecuzione dei contratti, riduzione dei costi di transazione, estrema varietà delle applicazioni disponibili.
Il grafico che segue, fornito da DefiLlama, rappresenta la crescita negli ultimi anni del valore di tutte le attività che sono attualmente oggetto di partecipazione in un protocollo specifico.
Attenzione, il valore rappresentato non è il numero di prestiti in essere, ma l’importo totale dell’offerta sottostante che viene garantita da un specifica applicazione.
Questo parametro, molto importante è detto Total Value Locked (TVL).
Negli ultimi due anni i ritmi di crescita sono stati a dir poco impressionanti come evidenziato dal successo riscosso dai Total Value Locked i quali esprimono il valore totale degli assets depositati nei protocolli della DeFi che dal 2020 a oggi sono passati da meno di 1 miliardo di dollari a circa 230 miliardi di dollari.
A seguito di questa crescita, gli esperti prevedono che la domanda di compensazioni di carbonio aumenterà di un valore compreso fra gli 1,1 miliardi e 3,6 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2050. Non poco, se pensiamo che la domanda cumulativa dal 2005 al 2021 è stata di poco superiore a 1,7 miliardi di tonnellate.
Decentralizzazione: a che punto siamo
L’evoluzione della tecnologia legata al mondo della decentralizzazione diventa sempre più efficiente con il passare del tempo.
Fino a qualche anno fa le piccole transazioni in Bitcoin venivano eseguite singolarmente al pari delle altre, mentre oggi si tende a raggrupparle, rendendo più smart ed efficiente il loro processo di esecuzione.
Ancora, la blockchain di Ethereum sta migrando verso soluzioni basate sul Proof of Stake che richiedono molta meno energia (si stima solo 1% di energia) rispetto a Proof of Work e sempre in proof of stake sono oggi gestiti gli NFT e lo stesso metaverso, come WAX, Flow oppure Immutable X.
DEFINIZIONI
Proof of Work (PoW) e Proof of Stake (PoS) sono due algoritmi utilizzati per ottenere il consenso distribuito, gestire e validare le transazioni da parte di tutti i nodi della blockchain.
L’algoritmo PoW i blocchi vengono estratti mediante una pratica definita mining che richiede molta energia ed è utilizzata da Bitcoin. Ethereum, con il nuovo aggiornamento denominato Casper, utilizzerà la PoS dove i blocchi non vengono estratti ma coniati e questo abbatte i costi energetici.
Di conseguenza, tramite la PoS, i soggetti che possiedono una partecipazione significativa vengono selezionati su base pseudo casuale per coniare i blocchi e aggiungerli alla blockchain.
Oltre ai due algoritmi di consenso sopra citati va aggiunto anche il Proof of Authority (PoA) il quale si basa sul fatto che i nodi necessari per certificare le informazioni siano dei nodi fidati. In questo modo, per certificare le azioni quindi non serviranno più enormi calcoli, ma solo la fiducia di questi nodi riconoscibili tramite nome e cognome, che hanno l’autorità di creare i blocchi validandone le transazioni.
Tra le blockchain che oggi garantiscono un consumo minimo di energia va annoverata la rete Polygon, mentre tra le criptovalute più green vanno citate Cardano, Stellar, Solana, Algorand e altre.
Stellar Lumens fa uso del PoS con consumo energetico stimato per transazione a 0,00003 KWh, ma il vero campione delle cripto eco sostenibili è dato da Algorand che oltre a sfruttare a pieno la PoS garantisce un consumo energetico stimato per transazione a 0,000008 KWh.
È utile sapere che Algorand nasce da un idea di un italiano, Silvio Micali matematico, crittografo e informatico italiano, professore d’informatica presso il Laboratorio d’Informatica e Intelligenza Artificiale del MIT di Boston.
Algorand ha ottenuto lo status di Carbon Neutral nell’aprile 2021 grazie a una partnership con ClimateTrade, che tiene traccia delle emissioni di carbonio.
Prospettive a breve e a lungo termine sulla decentralizzazione
Possiamo dedurre che per ridurre le emissioni di CO2 create dalle criptovalute basterebbe cambiare il protocollo di funzionamento e gli algoritmi di consenso.
Cosa molto facile a dirsi, ma molto difficile da attuare tanto che la rete Ethereum, per dirne una, ci sta provando da tempo, ma il progetto è slittato più volte.
Altro problema, molto più rilevante e di natura economica è data dal fatto che abolendo la Proof of Work i minatori che negli anni hanno sostenuto forti investimenti per componenti hardware si troverebbero da un momento all’altro con una grande quantità di capacità produttiva inutilizzata, difficilmente vendibile anche nel mercato dell’usato, essendo processori dedicati solo al mining.
Proprio per risolvere questo problema molti governi iniziano a prendere in considerazioni soluzioni come la carbon tax che resta lo strumento principe per contenere le “esternalità negative ambientali”.
L’idea è quella di tassare chi svolge attività professionale di mining oppure tassare le transazioni di criptovalute che operano direttamente o indirettamente tramite la Proof of Work.
Ad oggi, considerando lo stato dell’evoluzione del sistema finanziario decentralizzato rispetto quello centralizzato, possiamo dire con certezza che il costo energetico marginale del decentramento è probabilmente più alto per transazione rispetto ai costi energetici marginali di quello centralizzato, ma sotto il profilo dei costi totali (costi variabili + costi fissi), quelli legati alla decentralizzazione sono probabilmente già molto più bassi, e senza ombra di dubbio è probabile che i miglioramenti tecnologici che ci attendono nel breve periodo consentiranno di ridurre anche i costi marginali.
Source: http://www.ninjamarketing.it/