Lavorare nel Metaverso è possibile o è soltanto una visione distopica di un’umanità sempre più connessa ma scollegata dalla realtà non virtuale?
Il mondo del lavoro è in un costante cambiamento, oggi più che mai, e la portata di questa rivoluzione è stata al centro del Forum HR 2021.
Sono molte le discussioni che è necessario affrontare ora che le sfide tecnologiche, ma anche ambientali, ci mettono davanti a scelte sempre più nette.
Digital Transformation, welfare, wellbeing, recruiting, learning e hybrid working. Questi e altri importanti temi legati al mondo HR sono stati al centro dell’edizione 2021 del Forum delle Risorse Umane, quest’anno alla sua tredicesima edizione.
L’evento è finalmente tornato dal vivo, anche se con alcune limitazioni sul numero del pubblico.
Il Forum HR 2021 è stata anche l’occasione per la redazione di Ninja di entrare in contatto con le più importanti voci del mondo HR italiano e noi di Ninja non ci siamo fatti sfuggire l’occasione per fare loro qualche domanda sul futuro del lavoro in relazione a una delle tecnologie più impattanti annunciate recentemente: il Metaverso.
Le tecnologie emergenti di virtual communication e virtual collaboration promettono di unire una forza lavoro sempre più dispersa grazie ad avatar, riunioni olografiche, mondi virtuali. Molto prima dell’annuncio di Mark Zuckerberg, ne avevamo parlato approfonditamente in questo articolo.
Se come si deduce dalle dichiarazioni degli esperti saranno necessari ancora diversi anni prima che questa rivoluzione abbia luogo, è importante gettare uno sguardo sui prossimi anni e anticipare i possibili sviluppi di una tecnologia così disruptive.
Lavorare nel metaverso è possibile? Diventerà presto realtà?
La domanda che abbiamo posto ai rappresentanti del panorama HR italiano è stata proprio questa: possiamo aspettarci, a breve, di lavorare in spazi virtuali, uffici nei quali muoverci con il nostro avatar e interagire con le rappresentazioni cibernetiche dei nostri colleghi? Ecco cosa ci hanno risposto.
Simona Liguoro – HR Director Italy – Nestlé Nespresso
In futuro lavoreremo con gli avatar e sono particolarmente sicura di questo, ma per conquistare le persone e farle legare all’azienda sarà sempre necessario e fondamentale il contatto fisico.
Dal mio punto di vista i sensi sono la cosa più importante.
Serena Rossi – Human Resources Director – Stryker
Incontrarsi di persona sarà sempre essenziale: eventi come il Forum HR 2021 lo dimostrano. Non potremo mai essere sostituiti dal nostro avatar, o almeno ci proviamo. Magari, però, il nostro avatar potrà occuparsi di cose per noi che non riusciamo a gestire.
Non credo che la sostituzione completa sia una strada da seguire: l’essere umano ha bisogno di essere fisico, toccare, guardare negli occhi, ma certamente la tecnologia potrà aiutarci semplificandoci la vita.
Guido Stratta – Direttore People & Organisation Gruppo Enel
Secondo me dobbiamo far sì che questa nuova tecnologia non ci schiacci: credo sarà una buona dimensione da gestire con equilibrio.
Io penso che la relazione umana sia ancora determinante, abbinata però a tutte queste belle novità.
Tiziana Carnicelli – Group Education and HR Communication Head presso Angelini Holding
È un argomento che mi intriga molto: nell’esperienza vissuta durante il Covid, la cosa che abbiamo sofferto di più nel fare formazione era il non poter guardare negli occhi la persona e comprendere la comunicazione non verbale.
La possibilità di avere un’aula di formazione, nella quale posso dialogare con il professore anche se a distanza vedendolo come fosse dal vivo, e magari interagire con un mio collega, anche se il collega è dall’altra parte del mondo, può significare molto.
Tutto dipenderà da quanto saranno “intelligenti” questi avatar e ologrammi, se ci permetteranno davvero una reale interazione. Altrimenti, dubito che funzionerà.
Giuseppe Conte – Direttore centrale Formazione e sviluppo risorse umane · INPS
Già oggi, tendenzialmente, molte riunioni che si organizzavano in presenza e che richiedevano spostamenti si possono fare tranquillamente a distanza.
Vi saranno però sempre dei momenti importanti in cui sarà utile incontrarsi in presenza, magari per appuntamenti di tipo laboratoriale o di brainstorming. Sarà sufficiente trovare un giusto equilibrio.
Fabrizio Tripodi – HR Director at Brown-Forman, the Jack Daniel’s company
La tecnologia mi piace molto, perché si evolve velocemente, ma ho un punto fermo: deve essere al servizio dell’uomo; uno strumento attraverso il quale risparmiamo, ottimizziamo e ci concentriamo maggiormente su quello che è il valore aggiunto del contatto umano.
Tutti quelli che sono gli strumenti digitali sono benvenuti: si aggiungono e aiutano e non sostituiscono il contatto umano, ma permettono che il contatto umano sia usato nel modo migliore, laddove necessario per motivi professionali ma soprattutto per una connessione empatica tra le persone.
Accogliamo con entusiasmo il metaverso proprio considerandolo come una piattaforma di supporto e non di sostituzione del contatto umano.
Elisabetta Maiocchi – Head of HR di Siae Microelettronica
È un percorso che considero realizzabile: per determinati tipi di funzioni aziendali, come ricerca e sviluppo e funzioni amministrative, c’è una compatibilità di fondo; per altri ambiti, come il mondo del commerciale, sarà necessario capire se la soluzione può essere valida, perché spesso l’incontro in presenza rimane la via preferibile.
Sul mondo training e academy mi sento ottimista sull’argomento: ci si può dotare di postazioni adatte allo scopo per le persone che non dispongono di strumentazione e connessioni adeguate.
Fabio Salvi – Head of HR/Team Lead People Partner Italy, Spain, Portugal, Serbia, Croatia and Romania presso FlixBus
Questo scenario mi sembra un po’ una deriva dello sviluppo tecnologico, una sorta di puntata di Black Mirror.
La tecnologia, dal mio punto di vista, è uno strumento per abilitare in modi diversi le relazioni, ma la relazione è e resta umana. La tecnologia è solo uno dei canali che va sfruttato per quello che è nei suoi significati, funzionale quando ci sono team distribuiti e separati da una distanza fisica.
Quello che però è il rapporto umano è inalienabile. Se questo scenario degli avatar si realizzasse staremmo davvero ripensando alla natura stessa dell’essere umano e, almeno personalmente, non vorrei andare in questa direzione.
Federica Visioli – Head of Human Resources – CDI Centro Diagnostico Italiano
Se ne parla molto e conosco le possibilità del metaverso. Non so però se il nostro contesto nazionale sia già pronto per arrivare a queste dinamiche.
Ritengo però che anche il mondo sanitario si stia evolvendo, per cui l’aiuto di tutti quelli che sono gli strumenti informatici è prezioso.
Pensiamo per esempio all’intelligenza artificiale, a quanto può aiutare il medico nel migliorare le logiche predittive su alcune malattie. Il rapporto tra medico è paziente rimane fondamentalmente fisico: per semplificare, talvolta è necessario toccare l’arto malato. Però ci sono degli aspetti come le consulenze e determinati momenti che possono essere gestiti in modo ottimale anche con una modalità da remoto.
Andrea Lugo – H.R. Director | Aruba S.p.A.
Spero non si arriverà a lavorare in ambienti virtuali per mezzo di avatar, anzi, spero di essere andato in pensione prima che succeda.
È un mondo che non conosco in modo approfondito, ma sul quale ho qualche dubbio: credo che per adesso l’assetto attuale nelle modalità di recruiting sia quello corretto.
Samanta Todaro – Direttrice delle Risorse Umane del Gruppo Alessi
Io credo che l’aspetto relazionale debba rimanere, perché è quello che fa la differenza; lo comprendiamo bene anche da questo evento tornato in presenza: tutti avevano voglia di tornare a vedersi.
Penso però che la tecnologia ci possa aiutare, debba essere sfruttata come un mezzo per farci arrivare dove oggi fisicamente non possiamo. La realtà virtuale, nel lavoro, è infatti nata anni fa, per esempio nel training medico, ma può essere efficacemente utilizzata anche in altri ambiti diversi dalla formazione, per esempio nella simulazione di un investimento per valutarne il tasso di successo.
Felice d’Endice – Rome Director – Connexia
Spero proprio che gli avatar rimangano nel mondo cinematografico. Già ora rischiamo di essere “gli avatar di noi stessi”, perché non siamo pienamente coscienti di chi siamo.
Dobbiamo lavorare di più su questo: conoscerci, valorizzare il nostro corpo come parte integrante del nostro essere e del nostro essere nel mondo. Sono per facilitare e promuovere la possibilità di incontrarsi delle persone, perché dagli incontri si scatenano frequenze, energie, chimiche e ispirazioni che non hanno nessun altro modo per essere generate.
Roberta Fagotto – Chief Human Capital Officer – SIT
Credo che non possiamo prescindere dalla relazione umana: nel nostro contesto latino facciamo molta difficoltà a sconnetterci completamente dall’organizzazione dal punto di vista fisico, perché la relazione umana, per esempio quelle che avviene alla macchinetta del caffè, il contatto visivo non asincrono come quello del contatto video che è sempre un filtro, per noi è ancora fondamentale.
Sia per la parte progettuale e di innovazione, che non può essere “remotizzata” completamente, ma anche perché spesso tendiamo a unire la dimensione umana del collega alla nostra quotidianità.
Ritengo che invece assumeranno maggiore importanza gli spazi di lavoro, perché saranno degli spazi in grado di valorizzare la connessione, anche da un punto di vista personale, di tutti i colleghi.
Source: http://www.ninjamarketing.it/