- Il content marketing è l’insieme di strategie per creare materiali di valore per gli utenti e può rendere un brand riconoscibile o virale.
- Dall’ideazione del concetto alla sua diffusione, sono disponibili tool per semplificare il lavoro ai content creator.
- Realizzare un contenuto ad alto potenziale vuol dire chiedersi di cosa gli utenti vogliono sentire parlare, come, quando e dove.Â
Devo dire la verità : il content è tra le mie branche preferite del marketing. Ma d’altronde alzi la mano chi non ama un contenuto di qualità . Perché, partiamo dalle basi, il content marketing è questo.
È la creazione di materiali, testuali o visuali, che siano di valore per chi ne fruisce. In quanto tale, ha un’importanza fondamentale nella strategia di marketing di un’azienda: permette di generare post potenzialmente virali e di avere una comunicazione immediatamente riconoscibile (Taffo è un ottimo case study).
Ma in generale di Content Marketing non ce n’è mai abbastanza.
Anatomia del Content Marketing: ispirazione, realizzazione, revisione e diffusione
Come qualsiasi progetto, anche il content marketing può essere suddiviso in fasi.
- Ispirazione. Per prima cosa si pensa al contenuto da veicolare: qual è il topic? Perché? È un tema hot?
- Realizzazione. Avuta l’idea geniale, va messa su carta. Pardon, tastiera.
- Revisione. Terminata la produzione, si ricontrolla tutto. Che sia con la biro rossa o con un software, questo è uno step imprescindibile che permette di trovare refusi, implementare SEO e leggibilità .
- Diffusione. L’ultimo step è quello in cui si manda il post a colleghi, amici e parenti. Ma non solo.
Partendo da questi quattro pilastri, qui sotto raccontiamo strumenti e idee per rendere il content marketing ancora più efficace e divertente, per chi lo riceve e chi lo produce.
Ispirazione: i tool del content marketing per scegliere di cosa parlare
Potrebbe sembrare lo step più semplice, ma scegliere il tema non è facile come sembra. Avrei voluto saperlo agli esami di maturità , prima di impelagarmi in un saggio sui labirinti, o prima di farmi bocciare diversi articoli per i blog aziendali. Ma almeno ora posso testimoniarlo a voi.
Per quanto sarebbe bello poter parlare di quello che ci pare, il content marketing ha come scopo principale quello di catturare e poi coinvolgere il fruitore. Per farlo, la mossa più furba è cavalcare l’hype di qualcosa oppure chiedersi che cosa voglia leggere il lettore.
I topic per il marketing B2C: hype, millennials e zoomers
Per percorrere la prima strada, molto più B2C, ci sono gli evergreen Google Trends, BuzzSumo, Digimind, BlogMeter , che ti permettono di capire quali sono gli argomenti di tendenza mentre scrivi.
Se poi l’intento è quello di fare qualcosa di meno convenzionale, potrebbe essere strategico seguire direttamente le pagine Facebook e Instagram più famose dedicate ai meme (i millennial li adorano) o Tik Tok, luogo di nascita delle challenge (target zoomers). E iniziare a comunicare tramite questi pattern, ad alto valore di buzz.
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In aggiunta, per i marketer più nerd, suggerisco di cercare continuamente contenuti o newsletter per rimanere sempre up to date. Personalmente seguo Exploiding Topics (che racconta i trend di ricerca su Google dando più di qualche numero a proposito) e Zio di Wyncenzo, votata alla spiegazione delle abitudini e dei trend dei teenager di oggi. Ad esempio, avete idea di cosa sia il Check per uno zoomer?
Un giovane brand che fa un ottimo utilizzo del content marketing è Sveta Milano, che sul suo profilo Instagram alterna foto di prodotto, making of e citazioni super likable dal target. Questo genere di post sono tra i più pinnati e condivisi.
Un giovane brand che fa un ottimo utilizzo del content marketing è Sveta Milano, che sul suo profilo Instagram alterna foto di prodotto, making of e citazioni super likable dal target. Questo genere di post sono tra i più pinnati e condivisi.
I topic per il marketing B2B: l’inbound marketing
Mentre il content marketing B2C si basa su argomenti o campagne super catchy e di tendenza, il marketing B2B dovrebbe essere più orientato a risolvere i problemi del target. Prima ancora che si accorgano di averli: è questa la filosofia dell’inbound marketing, di cui la piattaforma HubSpot si fa principale tool e portavoce.
In pratica, l’idea alla base dell’inbound marketing è di fare in modo che siano i deal a contattare un’azienda, e non il contrario (i.e. outbound). Per fare in modo che ciò accada, ci sono diversi passaggi, primo tra tutti la costruzione di un buyer persona (chi ci legge, chi ci compra) e la definizione degli argomenti che potrebbero interessargli.
Per esempio, sono un’agenzia di cybersecurity: in base ai miei meeting precedenti so che la prima cosa che mi viene chiesta è come funzioni il mio servizio. Colgo l’esigenza, la anticipo, e ci scrivo un articolo sul mio blog aziendale. Ma attenzione: con un articolo non potrò mai spiegare tutto in maniera completa, né renderò autonomo il mio buyer persona, che però sarà grato di aver potuto leggere qualcosa in più gratuitamente.
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HubSpot funziona in modo tale da costruire dei “percorsi di marketing� che portano il buyer persona dal primo approccio al contatto con la forza vendita di un’azienda: il buyer persona viene traghettato da un contenuto all’altro fino ad arrivare a uno stage in cui accetterà di buon grado di ricevere la chiamata del sales che lo contatterà . E in tutto questo rimarrà traccia del suo percorso, così da apprendere in futuro di cosa parlare.
Non basta scrivere su Word: i tool di content marketing per la realizzazione e la revisione dei contenuti
Superato il timore da foglio bianco e prodotto il contenuto, arrivano in aiuto gli strumenti per l’editing dei propri scritti. Primo tra tutti, WordPress. In un loop vagamente alla Inception, vi sto scrivendo utilizzando WordPress un paragrafo dedicato a WordPress. La verità è che se riportassimo semplicemente i nostri articoli scritti su Word online, mancherebbero della revisione necessaria a renderli appetibili per il web.
Oltre a permettere di editare un testo in maniera strategica (inserendo titoli, immagini e link in un modo che su Word, Open Office o Pages non è possibile percorrere), WordPress infatti ha incorporato nel sistema di editing anche un software per il controllo della leggibilità e della SEO.
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No frasi lunghe, no incisi, sì keyword (tante)
Me lo diceva sempre la mia professoressa di italiano: no periodi lunghi, no (troppe) subordinate e no incisi. Non l’ho ancora fatto del tutto mio, ma questo è un insegnamento concreto per tutti i content creator in ascolto. Google infatti premia i contenuti più leggibili, che WordPress stesso ti permette di ottenere revisionando la lunghezza delle frasi e dei paragrafi. Una volta che il testo è a prova di lettore pigro (frasi brevi e semplici), WordPress ti dà un bel bollino verde e ti fa sapere che il lavoro è ok.
Terminato il lavoro di revisione sintattica, ci si può concentrare sulla SEO. Per farlo ci sono tantissimi tool, anche meno focalizzati sull’analisi della SEO di un singolo blog ma più sull’interezza di un sito (SEMrush, Moz e molti altri), ma tra i più utili va segnalato Yoast, che è incluso nel pacchetto premium di WordPress.
Yoast segnala all’editor una sorta di To do list delle keyword (e.g. “usa la keyword almeno 8 volte�) e le eventuali lacune nella sua strategia, permettendogli di produrre un contenuto che verrà trovato. Come questo (Inception edizione Ninja Marketing).
Il peggio è passato: manca solo da diffondere il contenuto
Come Rocky Balboa dopo aver salito la scalinata, stanchi ma soddisfatti: ce l’abbiamo fatta. Il post è pronto, va solo diffuso. Massivamente, si spera.
CRM, Email Marketing e Social Media sono i tre pilastri che a questo punto del percorso non dovrebbero mai mancare. Con il primo (Salesforce e Hubspot sono i più famosi) si realizza una sorta di rubrica 2.0. a cui inviare i contenuti. Il CRM funziona in effetti proprio come un incubatore di contatti provenienti da diverse “rubriche�: eventi aziendali, clienti fisici e e-commerce (nel caso del B2C), iscrizione a newsletter, etc. Una volta inseriti nella loro totalità , i contatti devono essere smistati per definirne i contenuti di interesse.
Qui entra in gioco l’email marketing, di cui MailChimp e GetResponse sono i leader del mercato. Tramite questi tool, è possibile inviare una newsletter e trackarne la performance (quante views? Quanti click? Quanti abbandoni?).
Anche quando sponsorizzano qualche prodotto (spesso), i post di Freeda ottengono molti like e commenti che accendono il dibattito degli utenti. Chapeau!
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Infine, ci sono i canali di proprietà dell’azienda, primi tra tutti i social media. Pensateci un po’, come siete arrivati a questo articolo? Probabilmente tramite LinkedIn o Facebook, che sono sicuramente i tool più interessanti dal punto di vista B2B e B2C.
Ma non solo: ormai anche Instagram è un’ottima cassa di risonanza per i contenuti, soprattutto se in ambito propriamente editoriale. L’universo Vice e Freeda ne hanno fatto un mantra: l’effetto Word of Mouth si crea tramite i social, mica con Google.
Source: http://www.ninjamarketing.it/