Siamo soliti sentir parlare di SEO per eCommerce, come se fosse un qualcosa di diverso dalla SEO tradizionale; per un usare il gergo calcistico come se facesse “reparto da sola�.
In vari seminari, speech ed interventi in masterclass più volte mi sono sentito obiettare tale concetto, in quanto in molti sostengono che la SEO è una, ma con diverse sfaccettature.
Quante SEO esistono?
Credo che sia molto facile avere grossi dubbi, in quanto fin troppo spesso sentiamo parlare di diverse tipologie di SEO. Non è difficile imbattersi in titoli e acronimi sempre diversi che per forza di cose tendono a far confondere le persone che tentano un primo approccio con questa disciplina.
Non di rado sentiamo parlare di:
- SEO
- SEO on-site
- SEO – on-page
- SEO off-site
- Linkbuilding
- Local SEO
- SEO per eCommerce
Quindi non stupisce affatto la confusione al riguardo. In questo articolo, però,cercherò di farti capire per quale motivo è giusto parlare di SEO per eCommerce.
Perché si parla di SEO per eCommerce?
Non farò giri di parole a arriverò dritto al punto: la SEO per eCommerce è un’attività votata alle conversioni e non ad attrarre solo e soltanto traffico.
Immaginando un funnel di conversione, la SEO tradizionale la posizioniamo in genere nel TOFU (top of the funnel) in quanto il canale per eccellenza che deve attrarre nuove visite, ma la SEO per eCommerce è uno step successivo già ci troviamo nel MIFU (middle of the funnel) in quanto abbiamo già fatto scrematura dei possibili prospect.
Dunque la differenza fondamentale sta proprio nel fatto che la SEO per eCommerce non è votata al traffico, ma alle conversioni: banale per quanto possa sembrare un eCommerce non deve avere traffico, ma traffico profilato che converte.
Come si traduce questa necessità da punto di vista tecnico?
Questa è una domanda logica, come si traduce in effetti pratici quanto esposto finora? La UX in genere prende il sopravvento.
In una strategia di marketing integrato per un eCommerce non sempre la SEO sarà centrale, anzi capiterà che alcune richieste lato SEO non potranno essere saudite in quanto andrebbero a danneggiare l’usabilità del sito.
Gli UX designer devono tenere a mente sia l’utente che l’azienda durante la progettazione dei prodotti. Non solo devono rendere le cose migliori, ma devono creare un’esperienza per il loro utente in modo che sia maggiormente coinvolto in un invito all’azione (fare clic su un collegamento, acquistare un prodotto, iscriversi a un mailing list ecc.) e quindi soddisfare tutti gli obiettivi che l’azienda punta a raggiungere.
Il SEO specialist, d’altra parte, si concentra fortemente sulla disponibilità di dati e contenuti. Mentre il motore di ricerca esegue la scansione di un sito Web, cerca informazioni che possono aiutarlo a discernere come meglio posizionare un sito web in modo che le persone possano trovarlo. A suo modo, sta anche cercando di aiutare l’utente e l’azienda, ma con una comprensione relativamente unidimensionale di ciò che le persone vogliono. Questo fa sì che aziende come Google continuino a provare a migliorare i propri motori di ricerca, finendo con quello che ci piace chiamare ciclo della SEO.
Le differenze tra il modo in cui un esperto SEO e un esperto UX vedono lo stesso problema è comprensibilmente divergente. Gli esperti SEO devono considerare il punto di vista della macchina per rendere visibile il prodotto agli utenti. Sanno che il motore di ricerca dà la priorità a parole chiave, immagini e collegamenti (tra molti, molti altri fattori) e quindi cercheranno di aggiungerli nel prodotto / sito web, a volte a scapito del design stesso.
D’altra parte, i designer hanno spesso la mentalità di “se lo costruiamo (bene) arriveranno”. In realtà senza posizionamento su Google e senza un brand forte difficilmente i clienti arriveranno. Il compito di chi si occupa di UX è quello di trovare un modo per unire correttamente gli aspetti intrusivi dei metodi SEO con il design, in modo tale che né l’utente né il motore di ricerca si sentano manipolati. Ad esempio, alle persone non piace che le cose vengano ripetute più e più volte, e i motori di ricerca hanno iniziato a notare questo e penalizzare i siti che svolgono attività come il famoso keyword stuffing.
Sebbene l’approccio alla risoluzione dei problemi sia diverso, sia SEO che UX hanno gli stessi obiettivi condivisi: identificare il problema riscontrato da un utente e risolverlo. Un esperto SEO vuole che le persone trovino il tuo sito Web e vi rimangano. Un designer vuole che le persone si divertano così tanto a trovarsi sul sito web da comprare qualcosa nel caso di un eCommerce. Alla fine della giornata, entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro: SEO è lo ying dello yang UX. La SEO porta le persone al tuo prodotto, ma l’UX le tiene lì e le fa spendere. La colla che tiene insieme queste discipline apparentemente opposte è che sia con UX che con SEO, l’utente deve sempre venire al primo posto.
Tutto questo su un eCommerce è una sorta di conditio sine qua non.
Tecnicamente cosa comporta?
Un eCommerce, lato SEO, nasconde una miriade di insidie notevolmente più elevate rispetto ad un sito vetrina tradizionale.
Una volta che conosci le parole chiave giuste da scegliere come target, è tempo di mettere in pratica tali informazioni. Un passo obbligato è rappresentato dall’architettura del sito.
L’architettura o la struttura del sito eCommerce è la modalità di impostazione della navigazione, delle pagine delle categorie e delle pagine dei prodotti. Fondamentalmente, si tratta di ottenere i contenuti migliori e più pertinenti di fronte agli utenti e ridurre il numero di volte che devono fare clic per trovarli.
Ci sono due “regole d’oro” per la macro struttura del sito:
- rendilo semplice e scalabile.
- Nessuna pagina dovrebbe richiedere più di tre clic per accedere a qualsiasi altra pagina.
- Utilizza la ricerca per parole chiave per creare URL di pagine e sottodirectory altamente pertinenti.
Source: http://www.ninjamarketing.it/